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Storia della Cornetta 2

Metà aprile 2009.
Su un settimanale apparve questo annuncio:
"Vendonsi.
Vendo barchetta a vela, completa - parte del legno da aggiustare,..."

Caspita! Una vera occasione e dopo averla vista, inizia l'avventura.



27 aprile 2009.
Mattino presto. Piove! Problemi? mi chiedo. Nessuno! In fondo le barche non temono l'acqua, quindi andiamo a prendere la barchetta. Non vedo l'ora di iniziare il restauro.


Il trasporto inizia via lago, poi su strada fino al cantiere nautico posto nel nostro garage.


Che ridere: un rimorchio da 7m... L'unico che ho trovato disponibile, gentilmente prestato da Antonio!

La voglia è tanta di cominciare. Tanto che appena arrivati al cantiere, si arma subito la barchetta per una valutazione iniziale.


Lasciamole il tempo di asciugare in tutte le sue parti. Almeno una settimana.


Durante l'asciugatura c'è il tempo di scoprire e organizzare il lavoro.
Obiettivo: sostituire tutta la copertura in legno e risanare lo scafo in vetroresina.


Dopo una lunga carteggiatura, si è scelto di utilizzare il sistema con resina epossidica a due componenti.


Questa resina inoltre la si può usare come colla e stucco aggiungendovi microfibre, microsfere e/o silice come addensante.


Lo scafo era in buone condizioni.
Dopo la carteggiatura ed aver messo completamente a nudo la vetroresina, sono apparse alcune precedenti riparazioni.

Il bordo delle falchette era il più rovinato.


Qui la resina con l’aggiunta di microsfere e silice, è stata la scelta migliore.


La base delle due scasse delle derive sono zone sollecitate, dove la vetroresina incontra il legno.
Scavando sono sorti i primi problemi: legno marcio in zona di difficile accesso. Interessante sfida!


Completato il risanamento dello scafo, dando infine la copertura definitiva con la resina, è giunto il momento del primer per accogliere il blue sky.


Una volta aver riposizionato la barca nella sua corretta posizione, la vecchia copertura in compensato marino è stata asportata.
Falchette e coperta di prua sono state staccate integralmente, così da poter poi essere usate come dima sul nuovo compensato marino.
È stato poi utilizzato un compensato marino con uno spessore di 4mm, maggiorato rispetto all’originale.


Con lo “scheletro” a nudo, l’ispezione è più facile.
Il puntale e le ordinate (tranne una) sono intatte. Ciò conferma l’ottima qualità della fabbricazione nel 1975.


Un altro appassionante confronto con la parte superiore della scassa di deriva a tribordo.
Il legno era marcio in corrispondenza dell’ombrinale per l’incentivo della deriva.


Sono state aggiunte due paratite di prua ripetto alla versione originale.
Quella a proravia protegge il galleggiante maestro, mentre l’esterna offre due osteriggi per il nuovo vano creato.


Il flash wireless fa miracoli…


Il gavone di prua ospita il galleggiante maestro, il più grande, che una volta trovata la perdita, è stato dotato di un sistema per il controllo esterno della pressione.

Dettaglio della messa in opera della coperta di prua.
Il compensato viene incollato alla struttura con resina epossidica e microfibre.


Dettaglio del compensato di copertura delle falchette.


Dopo due giorni dalla posa delle coperture, viene applicato un ulteriore strato di resina e il fondo che accoglie la verniciatura finale a due componenti.


Viene risanata anche la tolda e applicato lo strato di kiwigrip.
Ferramenta rigorosamente inox. Tutte le manovre sono state sostituite, così pure gli strozzatori e tenditori.
Le stecche della randa sono state rifatte.
Il timone è stato modificato dall’originale aggiungendo il sistema basculante e autocentrante regolabile.
Le due derive sono state rimpiazzate, mantenendo però le dimensioni originali.
I galleggianti di babordo e tribordo non sono stati toccati ad eccezione del cambio delle valvole.


Con una buona dose di fortuna, abbiamo trovato un posto barca disponibile da subito.
Lo scivolo con carrello è pronto ad accogliere la barchetta.

Tutto è pronto.
Con una modifica effettuata sul nostro piccolo rimorchio, abbiamo potuto finalmente organizzare l’alaggio.


Trovata! Una rampa d’alaggio con pendenza gentile!
È ciò che fa per noi, visto che il piccolo rimorchio non ha freni indipendenti.


È il 20 luglio, dopo 10 settimane la barchetta tocca di nuovo l’acqua.


Il posto barca è un po’ lontano da questa rampa. Non c’è vento e fra poco tramonta il sole.
No problem, in mezz’ora di remi arriviamo!


La barchetta è stata battezzata, ha superato il collaudo d’ispezione per la licenza di navigazione e da ora si fa sul serio!
Un’ultima prova ci manca: quella della scuffia e relativa galleggiabilità!


Pomeriggio ideale: poca gente sul lago e vento gentile.
Ci allontaniamo di una cinquantina di metri dalla riva e…


È il momento!


Scuffia 90°


Scuffia 180°


Senza alcuna difficoltà recuperiamo e rifacciamo altre quattro scuffie.


Test superato. Anche la prova di galleggiabilità è stata superata con successo.
Nelle uscite seguenti, sono stati monitorati i percorsi con GPS.
Abbiamo così documentato delle ottime prestazioni nella risalita del vento, in bolina stretta si è chiuso il vento con un angolo inferiore ai 30°.

Dati barca:
Sloop frazionato, 13 piedi, peso a vuoto 78Kg.
Nome: Cornetta 2. Nome ufficiale: Argo
Cornetta 2 è la succeditrice di Cornetta, piccolo catamarano autocostruito nel 2007, ricavato da un vecchio kajak gonfiabile con struttura in alluminio.

Argo, nell’Odissea di Omero, era la nave di Giasone, l’unica ad essere passata indenne fra gli scogli delle colonne di Ercole.


Questa piccola cronaca è stato creato per rendere partecipe i nostri amici, che immuni da gelosie altrui, richiedevano spesso aggiornamenti sui lavori.

Buon vento a tutti!
Marzio ;-)
creato il 19 agosto 2009


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